giovedì 18 luglio 2013

Controrivoluzione e controrivoluzionari in Russia dopo il 1917

A seguito della presa del potere da parte dei Bolscevichi si aprì in Russia una lunga e sanguinosa guerra civile che durò dal 1918 e terminò definitivamente solo nel 1923. Appena dopo che gli Alleati ebbero sconfitti gli Imperi Centrali intervennero tutti nella guerra civile. L'Italia intervenne con  la Legione Redenta, formata da ex prigionieri di guerra austro-ungarici di nazionalità italiana e con un corpo di Alpini, in tutto 2.500 uomini che si stabilirono inizialmente nella concessione di Tientsin in Cina e a Murmansk sul golfo di Kola. Le ostilità, all'inizio sporadiche, iniziarono tra l'Armata Rossa e gruppi russi dissidenti, riuniti nella regione del Don nell'Armata dei Volontari e in Siberia in ciò che restava delle forze imperiali e nella Legione Cecoslovacca, formata da ex prigionieri e disertori dell'esercito austro-ungarico. Le forze bianche erano riunite in due amministrazioni anti bolsceviche, il Komuč a Samara e il Governo Nazionalista Siberiano con base a Omsk. La seconda fase del conflitto vede dei successi iniziali da parte delle forze controrivoluzionarie che avanzarono da sud, da nord e dalla Siberia. 

In Siberia vennero formati governi nazionalisti o di ispirazione socialista già a partire dal settembre 1918, tutti accomunati dall'opposizione alla rivoluzione bolscevica. I principali furono quelli formati dai Bashkiri, dai Kirghizi, dai Turco-tatari e dal  cosiddetto Governo Regionale Siberiano di  Omsk. Questi caddero sotto l'influenza del Governo Regionale Siberiano guidato dall'ufficiale bianco Contrammiraglio Aleksandr Vasilevič Kolčak, che con un colpo di stato nel novembre del 1918 si proclamò Ammiraglio e reggente Supremo di Russia. Nella Russia europea intanto le forze bianche iniziarono a subire le prime sconfitte e vennero definitivamente sopraffatte in Crimea. Quello che rimaneva degli eserciti controrivoluzionari in Europa venne evacuato dalle navi alleate a Costantinopoli. In Siberia invece le Armate Bianche opposero una resistenza più consistente, completamente domata solo nel 1923. L'Atamano Grigorij Michailovič Semënov e il Barone Roman von Ungern-Sternberg, due ex ufficiali zaristi, formarono lo Stato Cosacco di Transbaicalia con capitale Cita, mentre gli ucraini residenti in Estremo Oriente formarono nelle zone di occupazione giapponese del Distretto di Ajano-Majskij la repubblica Ucraina dell'Estremo Oriente (la cosiddetta Ucraina Verde, che rappresentava, almeno negli intenti, parte integrante dell'Ucraina europea). I bolscevichi frapposero fra la Russia Sovietica europea e i territori orientali controllati dai giapponesi o dai Bianchi la Repubblica dell'Estremo Oriente. Formalmente indipendente, la repubblica era di fatto controllata dai Bolscevichi. A partire dal gennaio 1922 iniziò uuna progressiva ritirata dei Bianchi e dei giapponesi verso oriente, finchè questi non lasciarono Vladivostok il 25 ottobre dello stesso anno. Le ultime sacche di resistenza bianca in Siberia vennero definitivamente eliminate nel corso del 1923.
1919: francobolli in uso nella Russia meridionale, controllata dall'armata del Sud (Generale Denikin) Il generale Anton Ivanovič Denikin partecipò alla guerra russo-giapponese del 1905 e alla prima guerra mondiale. Agli inizi del 1918 organizzò un esercito di volontari alla testa del quale sbaragliò i Bolscevichi nella Russia meridionale. Nominato vice da Kolčak, continuò l'avanzata verso Mosca ma nel 1919 venne fermato dall'Armata Rossa. Evacuato dagli Inglesi a Costantinopoli, visse in Europa e dal 1945 negli USA dove si dedicò alla stesura delle sue memorie (Il cammino di un ufficiale russo).


1922: francobollo dello Stato Cosacco di Transbaicalia (Ammiraglio Kolčak). Aleksandr Vasil'evič Kolčak (1874-1920) era figlio di un ufficiale russo di origini bosniache musulmane. Oceanografo ed esploratore polare, prese parte alla guerra russo-giapponese del 1905 e alla prima guerra mondiale. Già capo del Governo Regionale Siberiano nel novembre 1918, con l'arresto dei rappresentanti socialisti del Direttorio, si autoproclamò Ammiraglio e Reggente Supremo di Russia. Dopo alcuni successi iniziali, perse l'appoggio della Legione Cecoslovacca e degli Americani, che consideravano eccessivamente autocratico il suo governo. Dopo la controffensiva sovietica del 1919 venne abbandonato anche dagli Inglesi. In seguito alla caduta di Omsk si ritirò a est verso Irkutsk. Catturato dai Boscevichi, venne fucilato al termine di un processo sommario il 7 febbraio 1920.


1919: Francobolli in uso nella Russia nordoccidentale, controllata dall'Armata del Nord Ovest (Generale Judenič)
 Il Gen. Nikolaj Nikolaevič Judenič (1862-1933) aveva partecipato alla guerra russo - giapponese del 1905 e alla prima guerra mondiale, dopo la Rivoluzione di Ottobre non riconobbe l'autorità del Governo Provvisorio e venne rimosso. Nel 1919 fuggì in Finlandia, dove venne nominato comandante dell'esercito bianco nella Russia nordoccidentale. Lo stesso anno attaccò Pietrogrado, ma dovette ritirarsi. Andò in esilio in Francia, dove morì di tubercolosi.
La Repubblica dell'Estremo Oriente fu creata per volontà di Lenin nell'estremo oriente della Russia come stato cuscinetto tra la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e i territori occupati dal Giappone, allo scopo di evitare un conflitto diretto. Benchè formalmente indipendente, la Repubblica era di fatto controllata dalla nascente Unione Sovietica. Il suo territorio sulla carta si estendeva dal lago Baikal alla costa del Pacifico e, all'inizio, lo stato controllava soltanto l'area di Pribajkalie, poichè il resto era controllato sia dai giapponesi che dall'Armata Bianca nello Stato  Cosacco  di Transbaikalia e nella Repubblica Ucraina dell'Estremo Oriente. Il 22 ottobre 1920 l'esercito della Repubblica conquistò la città di Cita, che divenne la nuova capitale. Nel maggio 1921 a Vladivostok fu proclamato il governo temporaneo sotto il controllo dei Bianchi, con lo scopo di separare il territorio dal controllo di Mosca. I Bianchi subirono tuttavia una sconfitta determinante il 12 febbraio 1922 e il conflitto si risolse il 25 ottobre successivo, quando i giapponesi  e i Bianchi lasciarono Vladivostok. Il 15 novembre 1922 la Repubblica dell'Estremo Oriente venne incorporata nella repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. 
Il conflitto in Siberia si estese presto anche il Mongolia, dove la rivoluzione venne diretta  da Damdin Sùh. 
Damdin Sùhbaatar, solitamente conosciuto come Sùhbaatar (Maimaicheng, 2 febbraio 1893 - 22 febbraio 1923), entrò nelle forze armate mongole nel 1911 dimostrando notevole valore e guadagnandosi così sul campo il titolo di baatar (eroe), che da allora fece parte integrante del suo nome. Sùhbaatar ebbe una parte di rilievo nelle lotte che portarono, a partire dal 1919, all'ottenimento dell'indipendenza dalla Cina e alla costituzione della Mongolia come moderno stato comunista. Morì in circostanze poco chiare nel 1923, ufficialmente di morte naturale. C'è pero chi ritiene che sia stato avvelenato, dato il clima torbido sviluppatosi all'interno dei ranghi del Partito Comunista Mongolo all'atto della costituzione del nuovo stato indipendente. Sùhbaatar è considerato un eroe nazionale nel Paese: in suo onore, la capitale della Mongolia prese nel 1924 il nome di Ulaanbaatar (in mongolo eroe rosso). Inoltre una delle piazze di questa città è dedicata a lui. 


Mongolia, 1963: Sukhe Bator

Sukhe Bator disegnato da Hugo Pratt per Corte Sconta detta Arcana, albo di Corto Maltese del 1974, dove riveste il ruolo di uno dei protagonisti. Nella vicenda, ambientata tra il 1918 e il 1920, Corto Maltese arriva in Siberia e assiste agli scontri della guerra civile russa. 






Terre scomparse: Castelrosso



Castelrosso, in greco Kastellòrizo o Megisti (Μεγίστη), in turco Meis, è una piccola isola della Grecia (9 km²) situata a soli 3 chilometri dalla costa anatolica della Licia. Nel 1912, durante la guerra italo-turca gli abitanti chiesero l’annessione all’Italia, che all’epoca venne negata. L’anno successivo il governo greco inviò da Samos un governatore provvisorio e un certo numero di gendarmi, che vennero cacciati dalla popolazione il 20 ottobre 1915. il 28 dicembre dello stesso anno la marina francese occupò l’isola, che  poi in seguito al trattato di  Sèvres del 1920 venne assegnata all’Italia. L’Italia ne prese però  possesso solo il 1° marzo 1922, quando vi sbarcarono i marinai italiani. In seguito Castelrosso/Kastellòrizo fu integrata amministrativamente nelle Isole Italiane dell’Egeo.   

martedì 16 luglio 2013

Le dee madri




A partire dal paleolitico nell’area europea e asiatica si sviluppò il culto delle cosiddette dee madri: in pietra o in altro materiale duro vennero rappresentate figure femminili dall’aspetto quasi sempre pletorico, con grandi mammelle, grandi glutei, vulva segnata e ventre spesso gravido. La terra fruttifera, la terra madre dispensatrice di vita è rappresentata da donne spesso obese, rappresentazioni della fertilità della natura: la madre - terra trova forma, nell’immaginazione e nel culto, nella donna – madre, simbolo universale del fondamento dell’esistenza e della trasmissione della vita. Comuni a molte civiltà preistoriche, questi manufatti manifestano ovunque sembianze simili: segno di un comune denominatore simbolico per rappresentare i concetti di  fertilità e prosperità. 

La Venere di Willendorf (Austria). Francobollo in 3D
Rinvenuta nel 1908 a Willendorf in Austria dall’archeologo Joseph  Szombathy, la cosiddetta Venere di Willendorf è stata datata intorno ai 24000 – 26000 anni fa, è scolpita in pietra calcarea non della zona ed è dipinta di ocra rossa.  Le forme alterate fanno pensare a una idealizzazione della figura femminile: la vulva e i seni sono fortemente pronunciati, così come i fianchi, cosa che fa pensare a un valore simbolico connesso con la fertilità. La testa appare ricoperta da trecce o da qualche copricapo che ne nascondono il volto e il colore rosso ocra secondo alcuni studiosi ricorderebbe il sangue mestruale.


La Venere di Brassempouy (in francese La dame à la capuche) è il frammento di una statuetta in avorio risalente al Paleolitico superiore,  scoperto nel 1892 vicino Brassempouy, nel dipartimento delle Landes nella Francia sud occidentale.  Ha un’età stimata di  25000 anni ed è forse la più antica rappresentazione realistica di un volto umano.  La statuetta è scolpita in avorio di mammut, è alta 3,65 cm, profonda 2,2 e larga 1,9. La bocca è assente, naso, fronte e sopracciglia sono scolpite in rilievo. La testa presenta una serie di incisioni a scacchiera, interpretate come una rappresentazione dei capelli, ma anche come una parrucca o un cappuccio. 

La Venere di Brassenpouy (Francia)


A Malta il culto della dea madre si sviluppò sotto due forme, oggetto di culto in luoghi sacri separati: la dea della vita, che presiedeva ai riti riguardanti il parto, e la dea della morte e della rigenerazione, venerata nei luoghi di sepoltura. La dea della vita ha forme abbondanti, seni in evidenza e ventre gravido.  



Una Dea seduta trovata negli scavi del cerchio di pietre di Xaghra, aerea maltese, 4.100 - 2.500 a.C.

Ipogeo di Hal Saflieni, la dea doppia, 5000  - 2500 a.C.: rappresenta una coppia di dee sedute e un probabile riferimento alle figure  madre - figlia, simbolo dell'alternarsi delle stagioni e delle fasi della vita.

 

Posizione seduta, gambe accavallate, braccia conserte: la “donna grassa”  dell’ipogeo di Hal Saflieni a Malta come immagine di fertilità. 



Serbia, dea di Lepenski Vir
Questa figura femminile in pietra, datata intorno al 4950 a.C., è stata rinvenuta nel 1967 a Lepenski Vir, un insediamento mesolitico di notevoli dimensioni circondato da altri 10 villaggi satelliti nella  Serbia orientale.


Serbia, figura  femminile da  Feudvar
Questa statuetta in terracotta è stata rinvenuta nella necropoli di Stubarlija, nei pressi del villaggio di Mosorin – Feudvar in Serbia e risale all’età del bronzo. Mostra una figura femminile con una lunga gonna, alla cui cintura sembrano appesi dei pendenti. Al collo porta una collana, forse di denti di animali.


Italia, dea di Caldevigo
La devota di Caldevigo, chiamata impropriamente dea, è una statuetta votiva del V secolo a.C. ritrovata a caldevigo, localitò di Este (PD). Le braccia sono aperte  in  un chiaro gesto di preghiera, e ciò fa pensare che si tratta di una sacerdotessa.  Porta una gonna svasata con orlo ricamato, un cinturone a losanga, alti stivali con risvolti con una elaborata acconciatura a forma conica.  Originariamente la statuetta era provvista di una disco sopra la fronte,  evidente affinità con  le divinità egizie legate a culti solari.

Etiopia, figura seduta su un trono 
Atsbe Dera (Etiopia), III  o IV secolo a.C. La statua mostra una figura  vestita con un abito riccamente decorato seduta su un trono. Non è comunque chiaro se la figura rappresentata è un uomo oppure una donna.

O.N.U. 2004, ufficio di Ginevra
Romania, IV  millennio a.C.:  donna seduta, in pietra lucidata (f in alto al centro).
Serbia - Montenegro , dea seduta con bambino (in basso a destra). 




Israele, la Venere di  Sha’ar Hagolan su un francobollo greco del 1975
Rinvenuta nel sito neolitico di Sha’ar Hagolan, nella valle del Giordano in Israele, questa statuetta in pietra del VI millennio a.C. raffigurata su un francobollo greco emesso in occasione dell’anno internazionale della donna nel 1975, si pensa rappresenti una dea della fertilità. I fianchi esagerati, i seni pronunciati, il grasso anche sulle guance e sul collo, elementi comuni a molte culture neolitiche dimostrano l’esistenza di una percezione condivisa della fertilità e dell’abbondanza in generale.
Isole Cicladi, figura femminile
Non tutte le figure preistoriche rappresentanti donne erano grasse signore. Al contrario, nella cultura cicladica la rappresentazione delle divinità femminili avveniva attraverso figurine esili, dalla forma spesso allungata. Come questa figurina in pietra  del 2500 a.C. rappresentata su un francobollo di Cipro emesso anch’esso nel 1975 in occasione dell’anno internazionale della donna. Non è chiaro se essa rappresenta una divinità, è stata ritrovata in una tomba e quindi probabilmente è legata a  riti funebri.  Molte tombe delle Cicladi erano orientate a est e dotate di “finestre” per il passaggio dei raggi solari al momento del solstizio. Sotto questo aspetto, hanno parecchio in comune con le tombe megalitiche delle isole britanniche. 




Giappone 1998, una Venere Jomon

La cultura Jomon si sviluppò in Giappone tra il 10000 e il 300  a. C.., la statuetta risale al periodo cosiddetto del medio Jomon, quindi tra il 3000 e il 2000 a.C.
La Venere Jomon, al pari delle sorelle europee, ha fianchi enormi, presenta inoltre dei piedi che ricordano quelli di un elefante. La faccia è simile a quella di un gatto e sulla testa indossa una sorta di casco.

lunedì 15 luglio 2013

L'occupazione della Libia e del Dodecaneso


Nel 1911, nonostante la diffidenza per le imprese coloniali il governo italiano di Giovanni Giolitti iniziò, sotto la spinta dei nazionalisti, dei gruppi finanziari con interessi in Libia e delle fabbriche d’armi, la guerra con la Turchia per la conquista della Libia. Il conflitto, iniziato il 5 ottobre 1911 durò un anno. I centri della costa furono facilmente conquistati, i villaggi arabi all’interno, con l’aiuto dei turchi, resistettero più a lungo e per molto tempo non furono mai completamente sotto controllo. L’Italia per costringere la Turchia alla resa occupò inoltre Rodi e le isole del Dodecaneso. Il 12 ottobre 1912 la Turchia accettò la pace di Losanna e la Libia divenne colonia italiana, anche se la guerriglia libica, organizzata dall’Idris di Cirenaica Omar al-Mukhtar, durò per oltre vent’anni.


 

1911-12: cartolina di propaganda bellica.


26 febbraio 1912: front e retro di cartolina postale illustrata da Misurata in Tripolitania per Campodipietra (Campobasso).
La città di Misurata venne occupata   dagli italiani l'8 luglio del 1912, e poi abbandonata il 19 luglio 1915 a seguito della ribellione dei Senussi. Fu quindi rioccupata il 26 febbraio del 1923 da una spedizione organizzata dal governatore della TripolitaniaGiuseppe Volpi (insignito in seguito dal re del titolo di conte di Misurata) e guidata dal Generale Pizzarri.

  L'ex provincia turca della Tripolitania, incsieme a quelel della Cirenaica e del Fezzan, costituì nel 1934 il Governatorato generale della Libia. I Libici assunsero lo status di "cittadini italiani libici". Il primo governatore fu Italo Balbo, che divise nel 1937 la Libia italiana in quattro province (nel 1939 annesse al Regno d'Italia) ed un territorio sahariano: la provincia di Tripoli, la provincia di Bengasi, la provincia di Derna, la provincia di Misurata e il Territorio Militare del Sud con capoluogo Hun (sede di un comando militare che aveva il compito di governare il Sahara libico). 

5 marzo 1912: fronte e retro di cartolina illustrata da Homs in Tripolitania per Teramo.


1911: fronte e retro di cartolina postale illustrata di propaganda bellica da catania per Girgenti (Agrigento). 






 
17 novembre 1912: lettera per Palermo dalla filiale di Tripoli del Banco di Sicilia. Nel dicembre 1911, a guerra in corso, si autorizzavano con Decreto Legge gli Istituti di emissione a aprire filiali a Tripoli e a Bengasi, nonchè in altre località della Tripolitania e della Cirenaica. 







20 agosto 1918: fronte e retro di cartolina illustrata da Bengasi per Lonigo (Vicenza) affrancata con il 10 c. tipo “Leoni” del 1906 soprastampato”Libia”. Timbro di censura in partenza.



14 ottobre 1918: fronte e retro di cartolina illustrata da Derna (Cirenaica) per Lonigo (Vicenza).
Isole Italiane dell'Egeo, 1912-1917: emissioni per ciascuna isola.

L'occupazione delle isole dell'Egeo da parte delle truppe italiane iniziò tra il 28 aprile e il 12 maggio 1912, nel corso della guerra italo - turca per impedire i rifornimenti in Libia e costringere la Sublime Porta alla resa. In base al trattato di pace di Ouchy dell'ottobre 1912 l'Italia riconosceva la sovranità turca sul Dodecaneso ma lo tratteneva come "garanzia di pace" fino alla completa evacuazione della Libia da parte delle truppe ottomane. Nel frattempo iniziò la prima guerra balcanica, che fece perdere alla Turchia l'Epiro, la Macedonia e gran parte delel isole dell'Egeo e successivamente la prima guerra mondiale. Le truppe italiane proseguirono quindi con l'occupazione delle isole. Con il trattato di sevres del 10 agosto 1920 l'Italia si impegnò a cedere le isole alla Grecia, tranne Rodi e Stampalia. La rivolta di Kemal Pascià e il successivo conflitto greco - turco resero impossibile il passaggio, e così con il congresso di Losanna del 1923 il Dodecaneso, insieme a castelrosso, nel frattempo occupato dalle truppe italiane, venne definitivamente assegnato all'Italia.
In seguito all’occupazione delle isole dell’Egeo tra l’aprile e il maggio 1912 il governo ottomano decise l’espulsione degli italiani residenti nel vilayet di Smirne e successivamente di tutti i cittadini italiani residenti nell’impero, ad eccezione degli operai addetti alle costruzioni ferroviarie, degli ecclesiastici e delle vedove. La situazione interessò 7000 italo-levantini di Smirne e 12000 di Costantinopoli. Molti, per evitare il rimpatrio, optarono per la cittadinanza ottomana. La comunità italiana era radicata nei territori ottomani fin dal tempo delle repubbliche marinare, alimentata soprattutto dai coloni genovesi e veneziani e, in misura minore, napoletani, pisani e fiorentini. 

Famiglia italo-levantina (Costantinopoli, 1898).
 
Luglio 1912, pro espulsi dalla Turchia: cartolina illustrata.
  La situazione si ricompose con la stipula del Trattato di pace di Losanna del 18 ottobre 1912, ove, all'art. 9, si prevedeva: "Il governo ottomano volendo attestare la sua soddisfazione per i buoni e leali servizi che gli sono stati resi dai sudditi italiani impiegati nelle amministrazioni e che egli si era visto forzato a congedare all'epoca delle ostilità si dichiara pronto a reintegrarli nella situazione che avevano lasciata. Un trattamento di disponibilità sarà loro pagato nei mesi passati fuori d'impiego e quest'interruzione di servizio non porterà nessun pregiudizio a quelli impiegati che avrebbero diritto a una pensione di riposo. Inoltre il governo ottomano s'impegna ad usare i suoi buoni uffici presso le istituzioni con le quali è in rapporto (debito pubblico, società ferroviarie, banche ecc.), perché agiscano nello stesso modo verso i sudditi italiani che erano al loro servizio e che si trovano in condizioni analoghe". Non tutti i rimpatriati, comunque,  optarono per il rientro in Turchia.

Terre scomparse: l'Epiro del Nord



Il protocollo di Firenze del 17 dicembre 1913,  in base al quale le potenze europee decisero il riassetto dell’Albania al termine del conflitto con l’impero ottomano, assegnò il Nord Epiro a quest’ultima. La decisione non venne accettata dai greci che vivevano nella regione, i quali appena l’esercito greco si ritirò sulla nuova frontiera istituirono un governo autonomo ad Argirocastro con il tacito consenso della Grecia. La Repubblica Autonoma del Nord Epiro nacque così  il 14 febbraio 1914. Nel mese di maggio l'autonomia fu confermata dalle grandi potenze con il Protocollo di Corfù. L'accordo assicurava alla regione una propria amministrazione, riconoscendo i diritti della popolazione locale e prevedendo l'autogoverno sotto la sovranità nominale dell'Albania. Questo protocollo non fu mai applicato a causa della caduta in agosto del governo albanese. A seguito di ciò l'esercito greco occupò nuovamente la regione nell’ottobre 1914. L’area era nella lista dei territori che sarebbero stati ceduti alla Grecia dopo la guerra, ma il ritiro del sostegno italiano e la sconfitta della Grecia nella campagna in Asia Minore portarono alla cessione definitiva dell’Epiro del Nord all'Albania nel 1921.


Repubblica Autonoma del Nord Epiro (in greco: Αυτόνομος Δημοκρατία της Βορείου Ηπείρου, Autónomos Dimokratia Tis Voreíou Ipeírou), 1914: emissione di Erseka. Questa emissione viene generalmente considerata non regolare, o comunque diretta più a scopi propagandistici che strettamente postali.

venerdì 12 luglio 2013

Una lettera d'amore ai tempi della Grande Guerra.

Probabilmente quella domenica del 23 maggio 1915, nelle stesse ore in cui il Sig. Virgilio scriveva alla sua Maria, Giuseppe Avarna, ambasciatore del regno d'Italia a Vienna, consegnava la dichiarazione di guerra del nostro paese all'Austria-Ungheria. Dieci mesi dopo l'inizio delle ostilità in Europa, l'Italia si gettava nel conflitto contro gli Imperi centrali. La mattina dopo alle 3,30 le truppe italiane passavano il confine italo-austriaco accompagnate dal tiro degli obici, dirigendosi verso le "terre irredente" della Venezia Giulia, del Friuli, del Trentino.
fronte delle lettera da Sebenico a Zara

I valori da 5 heller del 1908 con il ritratto dellImperatore Francesco Giuseppe utilizzati come chiudilettera. Di seguito il testo della lettera.