martedì 16 luglio 2013

Le dee madri




A partire dal paleolitico nell’area europea e asiatica si sviluppò il culto delle cosiddette dee madri: in pietra o in altro materiale duro vennero rappresentate figure femminili dall’aspetto quasi sempre pletorico, con grandi mammelle, grandi glutei, vulva segnata e ventre spesso gravido. La terra fruttifera, la terra madre dispensatrice di vita è rappresentata da donne spesso obese, rappresentazioni della fertilità della natura: la madre - terra trova forma, nell’immaginazione e nel culto, nella donna – madre, simbolo universale del fondamento dell’esistenza e della trasmissione della vita. Comuni a molte civiltà preistoriche, questi manufatti manifestano ovunque sembianze simili: segno di un comune denominatore simbolico per rappresentare i concetti di  fertilità e prosperità. 

La Venere di Willendorf (Austria). Francobollo in 3D
Rinvenuta nel 1908 a Willendorf in Austria dall’archeologo Joseph  Szombathy, la cosiddetta Venere di Willendorf è stata datata intorno ai 24000 – 26000 anni fa, è scolpita in pietra calcarea non della zona ed è dipinta di ocra rossa.  Le forme alterate fanno pensare a una idealizzazione della figura femminile: la vulva e i seni sono fortemente pronunciati, così come i fianchi, cosa che fa pensare a un valore simbolico connesso con la fertilità. La testa appare ricoperta da trecce o da qualche copricapo che ne nascondono il volto e il colore rosso ocra secondo alcuni studiosi ricorderebbe il sangue mestruale.


La Venere di Brassempouy (in francese La dame à la capuche) è il frammento di una statuetta in avorio risalente al Paleolitico superiore,  scoperto nel 1892 vicino Brassempouy, nel dipartimento delle Landes nella Francia sud occidentale.  Ha un’età stimata di  25000 anni ed è forse la più antica rappresentazione realistica di un volto umano.  La statuetta è scolpita in avorio di mammut, è alta 3,65 cm, profonda 2,2 e larga 1,9. La bocca è assente, naso, fronte e sopracciglia sono scolpite in rilievo. La testa presenta una serie di incisioni a scacchiera, interpretate come una rappresentazione dei capelli, ma anche come una parrucca o un cappuccio. 

La Venere di Brassenpouy (Francia)


A Malta il culto della dea madre si sviluppò sotto due forme, oggetto di culto in luoghi sacri separati: la dea della vita, che presiedeva ai riti riguardanti il parto, e la dea della morte e della rigenerazione, venerata nei luoghi di sepoltura. La dea della vita ha forme abbondanti, seni in evidenza e ventre gravido.  



Una Dea seduta trovata negli scavi del cerchio di pietre di Xaghra, aerea maltese, 4.100 - 2.500 a.C.

Ipogeo di Hal Saflieni, la dea doppia, 5000  - 2500 a.C.: rappresenta una coppia di dee sedute e un probabile riferimento alle figure  madre - figlia, simbolo dell'alternarsi delle stagioni e delle fasi della vita.

 

Posizione seduta, gambe accavallate, braccia conserte: la “donna grassa”  dell’ipogeo di Hal Saflieni a Malta come immagine di fertilità. 



Serbia, dea di Lepenski Vir
Questa figura femminile in pietra, datata intorno al 4950 a.C., è stata rinvenuta nel 1967 a Lepenski Vir, un insediamento mesolitico di notevoli dimensioni circondato da altri 10 villaggi satelliti nella  Serbia orientale.


Serbia, figura  femminile da  Feudvar
Questa statuetta in terracotta è stata rinvenuta nella necropoli di Stubarlija, nei pressi del villaggio di Mosorin – Feudvar in Serbia e risale all’età del bronzo. Mostra una figura femminile con una lunga gonna, alla cui cintura sembrano appesi dei pendenti. Al collo porta una collana, forse di denti di animali.


Italia, dea di Caldevigo
La devota di Caldevigo, chiamata impropriamente dea, è una statuetta votiva del V secolo a.C. ritrovata a caldevigo, localitò di Este (PD). Le braccia sono aperte  in  un chiaro gesto di preghiera, e ciò fa pensare che si tratta di una sacerdotessa.  Porta una gonna svasata con orlo ricamato, un cinturone a losanga, alti stivali con risvolti con una elaborata acconciatura a forma conica.  Originariamente la statuetta era provvista di una disco sopra la fronte,  evidente affinità con  le divinità egizie legate a culti solari.

Etiopia, figura seduta su un trono 
Atsbe Dera (Etiopia), III  o IV secolo a.C. La statua mostra una figura  vestita con un abito riccamente decorato seduta su un trono. Non è comunque chiaro se la figura rappresentata è un uomo oppure una donna.

O.N.U. 2004, ufficio di Ginevra
Romania, IV  millennio a.C.:  donna seduta, in pietra lucidata (f in alto al centro).
Serbia - Montenegro , dea seduta con bambino (in basso a destra). 




Israele, la Venere di  Sha’ar Hagolan su un francobollo greco del 1975
Rinvenuta nel sito neolitico di Sha’ar Hagolan, nella valle del Giordano in Israele, questa statuetta in pietra del VI millennio a.C. raffigurata su un francobollo greco emesso in occasione dell’anno internazionale della donna nel 1975, si pensa rappresenti una dea della fertilità. I fianchi esagerati, i seni pronunciati, il grasso anche sulle guance e sul collo, elementi comuni a molte culture neolitiche dimostrano l’esistenza di una percezione condivisa della fertilità e dell’abbondanza in generale.
Isole Cicladi, figura femminile
Non tutte le figure preistoriche rappresentanti donne erano grasse signore. Al contrario, nella cultura cicladica la rappresentazione delle divinità femminili avveniva attraverso figurine esili, dalla forma spesso allungata. Come questa figurina in pietra  del 2500 a.C. rappresentata su un francobollo di Cipro emesso anch’esso nel 1975 in occasione dell’anno internazionale della donna. Non è chiaro se essa rappresenta una divinità, è stata ritrovata in una tomba e quindi probabilmente è legata a  riti funebri.  Molte tombe delle Cicladi erano orientate a est e dotate di “finestre” per il passaggio dei raggi solari al momento del solstizio. Sotto questo aspetto, hanno parecchio in comune con le tombe megalitiche delle isole britanniche. 




Giappone 1998, una Venere Jomon

La cultura Jomon si sviluppò in Giappone tra il 10000 e il 300  a. C.., la statuetta risale al periodo cosiddetto del medio Jomon, quindi tra il 3000 e il 2000 a.C.
La Venere Jomon, al pari delle sorelle europee, ha fianchi enormi, presenta inoltre dei piedi che ricordano quelli di un elefante. La faccia è simile a quella di un gatto e sulla testa indossa una sorta di casco.

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