lunedì 15 luglio 2013

L'occupazione della Libia e del Dodecaneso


Nel 1911, nonostante la diffidenza per le imprese coloniali il governo italiano di Giovanni Giolitti iniziò, sotto la spinta dei nazionalisti, dei gruppi finanziari con interessi in Libia e delle fabbriche d’armi, la guerra con la Turchia per la conquista della Libia. Il conflitto, iniziato il 5 ottobre 1911 durò un anno. I centri della costa furono facilmente conquistati, i villaggi arabi all’interno, con l’aiuto dei turchi, resistettero più a lungo e per molto tempo non furono mai completamente sotto controllo. L’Italia per costringere la Turchia alla resa occupò inoltre Rodi e le isole del Dodecaneso. Il 12 ottobre 1912 la Turchia accettò la pace di Losanna e la Libia divenne colonia italiana, anche se la guerriglia libica, organizzata dall’Idris di Cirenaica Omar al-Mukhtar, durò per oltre vent’anni.


 

1911-12: cartolina di propaganda bellica.


26 febbraio 1912: front e retro di cartolina postale illustrata da Misurata in Tripolitania per Campodipietra (Campobasso).
La città di Misurata venne occupata   dagli italiani l'8 luglio del 1912, e poi abbandonata il 19 luglio 1915 a seguito della ribellione dei Senussi. Fu quindi rioccupata il 26 febbraio del 1923 da una spedizione organizzata dal governatore della TripolitaniaGiuseppe Volpi (insignito in seguito dal re del titolo di conte di Misurata) e guidata dal Generale Pizzarri.

  L'ex provincia turca della Tripolitania, incsieme a quelel della Cirenaica e del Fezzan, costituì nel 1934 il Governatorato generale della Libia. I Libici assunsero lo status di "cittadini italiani libici". Il primo governatore fu Italo Balbo, che divise nel 1937 la Libia italiana in quattro province (nel 1939 annesse al Regno d'Italia) ed un territorio sahariano: la provincia di Tripoli, la provincia di Bengasi, la provincia di Derna, la provincia di Misurata e il Territorio Militare del Sud con capoluogo Hun (sede di un comando militare che aveva il compito di governare il Sahara libico). 

5 marzo 1912: fronte e retro di cartolina illustrata da Homs in Tripolitania per Teramo.


1911: fronte e retro di cartolina postale illustrata di propaganda bellica da catania per Girgenti (Agrigento). 






 
17 novembre 1912: lettera per Palermo dalla filiale di Tripoli del Banco di Sicilia. Nel dicembre 1911, a guerra in corso, si autorizzavano con Decreto Legge gli Istituti di emissione a aprire filiali a Tripoli e a Bengasi, nonchè in altre località della Tripolitania e della Cirenaica. 







20 agosto 1918: fronte e retro di cartolina illustrata da Bengasi per Lonigo (Vicenza) affrancata con il 10 c. tipo “Leoni” del 1906 soprastampato”Libia”. Timbro di censura in partenza.



14 ottobre 1918: fronte e retro di cartolina illustrata da Derna (Cirenaica) per Lonigo (Vicenza).
Isole Italiane dell'Egeo, 1912-1917: emissioni per ciascuna isola.

L'occupazione delle isole dell'Egeo da parte delle truppe italiane iniziò tra il 28 aprile e il 12 maggio 1912, nel corso della guerra italo - turca per impedire i rifornimenti in Libia e costringere la Sublime Porta alla resa. In base al trattato di pace di Ouchy dell'ottobre 1912 l'Italia riconosceva la sovranità turca sul Dodecaneso ma lo tratteneva come "garanzia di pace" fino alla completa evacuazione della Libia da parte delle truppe ottomane. Nel frattempo iniziò la prima guerra balcanica, che fece perdere alla Turchia l'Epiro, la Macedonia e gran parte delel isole dell'Egeo e successivamente la prima guerra mondiale. Le truppe italiane proseguirono quindi con l'occupazione delle isole. Con il trattato di sevres del 10 agosto 1920 l'Italia si impegnò a cedere le isole alla Grecia, tranne Rodi e Stampalia. La rivolta di Kemal Pascià e il successivo conflitto greco - turco resero impossibile il passaggio, e così con il congresso di Losanna del 1923 il Dodecaneso, insieme a castelrosso, nel frattempo occupato dalle truppe italiane, venne definitivamente assegnato all'Italia.
In seguito all’occupazione delle isole dell’Egeo tra l’aprile e il maggio 1912 il governo ottomano decise l’espulsione degli italiani residenti nel vilayet di Smirne e successivamente di tutti i cittadini italiani residenti nell’impero, ad eccezione degli operai addetti alle costruzioni ferroviarie, degli ecclesiastici e delle vedove. La situazione interessò 7000 italo-levantini di Smirne e 12000 di Costantinopoli. Molti, per evitare il rimpatrio, optarono per la cittadinanza ottomana. La comunità italiana era radicata nei territori ottomani fin dal tempo delle repubbliche marinare, alimentata soprattutto dai coloni genovesi e veneziani e, in misura minore, napoletani, pisani e fiorentini. 

Famiglia italo-levantina (Costantinopoli, 1898).
 
Luglio 1912, pro espulsi dalla Turchia: cartolina illustrata.
  La situazione si ricompose con la stipula del Trattato di pace di Losanna del 18 ottobre 1912, ove, all'art. 9, si prevedeva: "Il governo ottomano volendo attestare la sua soddisfazione per i buoni e leali servizi che gli sono stati resi dai sudditi italiani impiegati nelle amministrazioni e che egli si era visto forzato a congedare all'epoca delle ostilità si dichiara pronto a reintegrarli nella situazione che avevano lasciata. Un trattamento di disponibilità sarà loro pagato nei mesi passati fuori d'impiego e quest'interruzione di servizio non porterà nessun pregiudizio a quelli impiegati che avrebbero diritto a una pensione di riposo. Inoltre il governo ottomano s'impegna ad usare i suoi buoni uffici presso le istituzioni con le quali è in rapporto (debito pubblico, società ferroviarie, banche ecc.), perché agiscano nello stesso modo verso i sudditi italiani che erano al loro servizio e che si trovano in condizioni analoghe". Non tutti i rimpatriati, comunque,  optarono per il rientro in Turchia.

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