A
partire dal paleolitico nell’area europea e asiatica si sviluppò il culto delle
cosiddette dee madri: in pietra o in altro materiale duro vennero rappresentate
figure femminili dall’aspetto quasi sempre pletorico, con grandi mammelle,
grandi glutei, vulva segnata e ventre spesso gravido. La terra fruttifera, la
terra madre dispensatrice di vita è rappresentata da donne spesso obese, rappresentazioni
della fertilità della natura: la madre - terra trova forma, nell’immaginazione
e nel culto, nella donna – madre, simbolo universale del fondamento
dell’esistenza e della trasmissione della vita. Comuni a molte civiltà preistoriche,
questi manufatti manifestano ovunque sembianze simili: segno di un comune
denominatore simbolico per rappresentare i concetti di fertilità e prosperità.
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La Venere di Willendorf (Austria). Francobollo in 3D
Rinvenuta
nel 1908 a
Willendorf in Austria dall’archeologo Joseph
Szombathy, la cosiddetta Venere di Willendorf è stata datata intorno ai
24000 – 26000 anni fa, è scolpita in pietra calcarea non della zona ed è
dipinta di ocra rossa. Le forme alterate
fanno pensare a una idealizzazione della figura femminile: la vulva e i seni
sono fortemente pronunciati, così come i fianchi, cosa che fa pensare a un
valore simbolico connesso con la fertilità. La testa appare ricoperta da trecce
o da qualche copricapo che ne nascondono il volto e il colore rosso ocra
secondo alcuni studiosi ricorderebbe il sangue mestruale.
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La
Venere di Brassempouy (in francese La dame à la capuche) è il frammento di una
statuetta in avorio risalente al Paleolitico superiore, scoperto nel 1892 vicino Brassempouy, nel
dipartimento delle Landes nella Francia sud occidentale. Ha un’età stimata di 25000 anni ed è forse la più antica
rappresentazione realistica di un volto umano. La statuetta è scolpita in avorio di mammut, è
alta 3,65 cm,
profonda 2,2 e larga 1,9. La bocca è assente, naso, fronte e sopracciglia sono
scolpite in rilievo. La testa presenta una serie di incisioni a scacchiera, interpretate
come una rappresentazione dei capelli, ma anche come una parrucca o un
cappuccio.
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La
Venere di Brassenpouy (Francia)
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A
Malta il culto della dea madre si sviluppò sotto due forme, oggetto di culto in
luoghi sacri separati: la dea della vita, che presiedeva ai riti riguardanti il
parto, e la dea della morte e della rigenerazione, venerata nei luoghi di
sepoltura. La dea della vita ha forme abbondanti, seni in evidenza e ventre
gravido.
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Una Dea seduta trovata negli scavi del cerchio di pietre di Xaghra, aerea
maltese, 4.100 - 2.500 a.C.
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Ipogeo di Hal Saflieni, la dea doppia, 5000 - 2500 a.C.: rappresenta una coppia di dee sedute
e un probabile riferimento alle figure madre - figlia, simbolo dell'alternarsi delle
stagioni e delle fasi della vita.
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Posizione
seduta, gambe accavallate, braccia conserte: la “donna grassa” dell’ipogeo di Hal Saflieni a Malta come immagine di fertilità.
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Serbia, dea di Lepenski Vir
Questa
figura femminile in pietra, datata intorno al 4950 a.C., è stata rinvenuta
nel 1967 a
Lepenski Vir, un insediamento mesolitico di notevoli dimensioni circondato da
altri 10 villaggi satelliti nella Serbia
orientale.
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Serbia,
figura femminile da Feudvar
Questa statuetta in terracotta è stata rinvenuta nella necropoli di
Stubarlija, nei pressi del villaggio di Mosorin – Feudvar in Serbia e risale
all’età del bronzo. Mostra una figura femminile con una lunga gonna, alla cui
cintura sembrano appesi dei pendenti. Al collo porta una collana, forse di
denti di animali.
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Italia,
dea di Caldevigo
La devota di Caldevigo, chiamata impropriamente dea, è una statuetta
votiva del V secolo a.C. ritrovata a caldevigo, localitò di Este (PD). Le
braccia sono aperte in un chiaro gesto di preghiera, e ciò fa pensare
che si tratta di una sacerdotessa. Porta
una gonna svasata con orlo ricamato, un cinturone a losanga, alti stivali con
risvolti con una elaborata acconciatura a forma conica. Originariamente la statuetta era provvista di
una disco sopra la fronte, evidente
affinità con le divinità egizie legate a
culti solari.
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Etiopia,
figura seduta su un trono
Atsbe Dera (Etiopia), III o IV secolo
a.C. La statua mostra una figura vestita
con un abito riccamente decorato seduta su un trono. Non è comunque chiaro se
la figura rappresentata è un uomo oppure una donna.
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O.N.U. 2004, ufficio di Ginevra
Romania, IV millennio a.C.: donna seduta, in pietra lucidata (f in alto al
centro).
Serbia - Montenegro , dea
seduta con bambino (in basso a destra).
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Israele,
la Venere di Sha’ar Hagolan su un francobollo greco del 1975
Rinvenuta
nel sito neolitico di Sha’ar Hagolan, nella valle del Giordano in Israele,
questa statuetta in pietra del VI millennio a.C. raffigurata su un francobollo
greco emesso in occasione dell’anno internazionale della donna nel 1975, si
pensa rappresenti una dea della fertilità. I fianchi esagerati, i seni
pronunciati, il grasso anche sulle guance e sul collo, elementi comuni a molte
culture neolitiche dimostrano l’esistenza di una percezione condivisa della
fertilità e dell’abbondanza in generale.
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Isole
Cicladi, figura femminile
Non
tutte le figure preistoriche rappresentanti donne erano grasse signore. Al
contrario, nella cultura cicladica la rappresentazione delle divinità femminili
avveniva attraverso figurine esili, dalla forma spesso allungata. Come questa
figurina in pietra del 2500 a.C. rappresentata su
un francobollo di Cipro emesso anch’esso nel 1975 in occasione dell’anno
internazionale della donna. Non è chiaro se essa rappresenta una divinità, è
stata ritrovata in una tomba e quindi probabilmente è legata a riti funebri.
Molte tombe delle Cicladi erano orientate a est e dotate di “finestre”
per il passaggio dei raggi solari al momento del solstizio. Sotto questo
aspetto, hanno parecchio in comune con le tombe megalitiche delle isole
britanniche.
Giappone 1998, una
Venere Jomon
La cultura Jomon si sviluppò in
Giappone tra il 10000 e il 300
a. C.., la statuetta risale al periodo cosiddetto del
medio Jomon, quindi tra il 3000 e il 2000 a.C.
La Venere Jomon, al pari delle
sorelle europee, ha fianchi enormi, presenta inoltre dei piedi che ricordano
quelli di un elefante. La faccia è simile a quella di un gatto e sulla testa
indossa una sorta di casco.
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